Dedicato a chi si disseta sempre di emozioni che fanno bene all’anima. Ezio Bosso non è stato solo un grande musicista, pianista, direttore d’orchestra e compositore, Ezio Bosso è stato un cultore dell’anima, un personaggio raffinato e inesausto curatore dell’empatia intesa come mezzo di comunicazione ideale per arrivare alla gente. Aveva soltanto 48 anni e il cancro con il quale lottava da diverso tempo non ha dato scampo a quel suo corpo già acuito da un quadro clinico di svariate sofferenze, dovute alla malattia neurodegenerativa che l’aveva costretto in carrozzella. E, nonostante ciò, la forza fisica e mentale mostrata da Ezio Bosso è stata pari alla sua caparbietà di non sentirsi mai vinto dalla sofferenza. La sua vera terapia era la musica, sua ragione di vita, suo appiglio cui aggrapparsi per reagire alla difficoltà di parola, di movimenti, di deambulazione, che avrebbero fatto desistere chiunque. Ma Ezio Bosso, maestro di musica ad alti livelli, è stato anche maestro di vita, di lezioni umane e di insegnamenti trasmessi con il suo esempio. Un modus vivendi e operandi, capace di essere significativo di come la vita vada sempre comunque apprezzata per quello che è, per come si presenta nel cammino di ognuno di noi. Riflessioni che hanno tracciato in noi solchi profondi di emozione, suscitata ogni qualvolta lo abbiamo ammirato su un palco a suonare attraverso il suo pianoforte. Lo strumento musicale da egli prediletto e con il quale ha creato un corpo unico, un monolito tra lui e lo strumento musicale, con il quale ha saputo trasmettere unici sentimenti di emozioni irripetibili. Ma Ezio Bosso è stato il rappresentante di una cultura artistica che si rifletteva nella rinascita dello spirito, quasi fosse una reazione istintiva a ciò che la vita gli ha tolto. C’era qualcosa in lui che lo rendeva particolare dal punto di vista umano, un qualcosa che sapeva di orgoglio capace di respingere i fatui sentimenti di pietismo per la sua condizione. Da qui il desiderio di vivere la musica come mezzo insostituibile di concetti di vita interiorizzati e trasmissibili a chi l’ha saputo apprezzare in tutto il suo essere. Nato a Torino il 13 settembre del 1971 da padre operaio, Ezio Bosso per seguire la musica è andato via da casa a soli 16 anni. Debutta come solista in Francia e prosegue una serie di esperienze musicali e culturali che l’hanno fatto maturare presto. Più tardi conosce Claudio Abbado e con lui instaura un intenso rapporto artistico e di amicizia che dà il senso della continuità quando, dopo la morte di Abbado, Ezio Bosso diventa testimonial dell’Associazione Mozart 14 nata proprio nella città di Bologna. Ma il suo calvario inizia nel 2011, prima con una grave neoplasia e poi con la malattia neurodegenerativa che l’ha portato sulla sedia a rotelle. Da qui, tutto un percorso intenso di eventi che l’hanno reso famoso in tutto il mondo. Ma ciò che ha incantato di lui è la forza incredibile con la quale ha affondato i tasti del suo pianoforte, anche quando le sue dita non rispondevano più. E proprio in tutto questo insieme di fattori, che la preziosa musica da egli prodotta era diventata una melodia per l’anima, un sussurrare parole che non c’erano ma che si tramutavano chiaramente in discorsi profondi che toccavano le corde del cuore. Per questo Ezio Bosso resterà per sempre tra i personaggi più rappresentativi della cultura italiana nel mondo. E noi non possiamo fare altro che esserne orgogliosi!
Salvino Cavallaro